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Le interviste di Pop Design Store: Pig’Oh

Oggi abbiamo incontrato per voi Marco Pigozzi e Ilaria Baraldi, che hanno dato vita brand ferrarese di bijoux PIG’OH

PD – Come siete arrivati al mondo del bijou?

PIG’OHPig’Oh gioielleria alternativa nasce da una amicizia. La sua storia inizia infatti nel 2012, quando ci siamo conosciuti. Non potevamo essere più diversi e nulla faceva presumere che avessimo potuto avere in comune un obiettivo, la motivazione per perseguirlo e la forza per provarci. Abbiamo cominciato per gioco, ma non per scherzo. Dal riuso all’upcycling, fino a quando l’hobby non ha acquistato la forma del mestiere, tanto che Marco ha lasciato il suo impiego per dedicarsi a tempo pieno alla creazione di gioielli contemporanei. Partecipiamo alla fase creativa in modi differenti e procediamo spesso per contrasto ma, alla fine, è la sintesi quella che conta!

 

PD – Da cosa nasce l’idea di una gioielleria alternativa?

PIG’OH – Il pensiero creativo sta nel ridare vita a qualcosa che aspetta (come elementi naturali raccolti qua e là o le essenze di legno che altrimenti andrebbero scartate), rigenerare ciò che si è fermato (come il rame di una grondaia o pezzi edili) o piegare a una nuova funzione qualcosa che è nato con altro scopo (i cavi e fili elettrici, che caratterizzano le linee principali). L’ispirazione è la marcata originalità e la volontà di non passare inosservati al collo o al braccio di chi sceglierà di indossare un nostro bijou. I nostri gioielli sono alternativi per i materiali usati e perché chi sceglie di indossare un Pig’Oh ha senz’altro un’idea alternativa del gioiello.

PD – A chi vi ispirate per creare una nuova collezione?

PIG’OH – Quando facciamo upcycling il processo creativo è inverso a quello abituale: partiamo da quello che abbiamo e facciamo lavorare l’immaginazione, pensando a cosa potrebbe diventare, cambiando forma o uso, come nel caso delle linee di bracciali Plexi e della linea Re-line, creata con materiale edile. Per le linee più recenti, affinate le tecniche di lavorazioni e privilegiato l’uso del legno abbinato al cavo elettrico, cerchiamo l’ispirazione per ogni linea, in modo che l’intera collezione abbia coerenza. Fonte di grande ispirazione è per noi il “fuori”: il mondo della natura, i ricordi di viaggi, tantissima architettura e design nordico, infine la musica. L’ultima nata, la linea Repeat, si muove per esempio tutta attorno a un elemento di ebano sempre uguale, come un ritornello.

PD – Qual è il vostro accessorio di maggior successo?

PIG’OH – I nostri bestseller sono la collana Regolo nelle sue molteplici varianti e i bracciali da uno a dieci cavi della linea Elettro, dal design essenziale.

PD – Come immaginate il marchio Pig’oh tra dieci anni?

PIG’OH – Oggi siamo dove non avremmo mai immaginato di essere fino a pochi anni fa. Abbiamo raggiunto risultati incredibili, come essere presenti in Australia o nei bookshop di musei prestigiosi, a cominciare dal Guggenheim di Venezia. La crisi indotta dalla pandemia ha cambiato molti nostri programmi, come a chiunque ne avesse. Questo è un periodo difficile ma fertile, perché costringe e cercare nuove strade, a sperimentare ancora di più. Siamo tenaci e vogliamo essere ottimisti. Si apriranno nuove opportunità fuori da questa crisi e i makers come noi dovranno essere veloci a coglierle. Ci piace pensare che il meglio debba ancora venire

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PD – Grazie a Marco Pigozzi e Ilaria Baraldi! E ora correte a scoprire gli alternativi gioielli contemporanei firmati Pig’Oh cliccando qui!